Conciliare conviene!
In questi ultimi tempi si fa un gran parlare della conciliazione da sempre più parti. In effetti la situazione di chi oggi cerca di ottenere Giustizia deve fare i conti con la triste realtà giudiziaria italiana, notoriamente in posizione molto arretrata nelle classifiche mondiali per celerità nella emissione di provvedimenti giurisdizionali. E così, l’attenzione del legislatore si sta spostando (o almeno questa volta sembrerebbe in maniera concreta ed effettiva) sull’introduzione di strumenti alternativi di risoluzione delle controversie, che funzionino in via deflattiva del contenzioso; tale obiettivo è sicuramente meritorio, anche se difficilmente potrà costituire una soluzione radicale, se non verrà supportato adeguatamente. Tra tali strumenti di risoluzione alternativa, sicuramente occupa un posto di primo piano l’istituto della conciliazione, strumento versatile e molto efficace, se usato adeguatamente. Ma cosa è la conciliazione?! La conciliazione altro non è che uno strumento che consente a due (o più parti), in lite tra di loro, di addivenire ad una composizione bonaria della vicenda, attraverso l’intervento di un terzo soggetto (neutrale ed imparziale) che le aiuta a trovare un punto di intesa condiviso, risparmiando tempo e denaro. In astratto, la conciliazione è uno strumento meraviglioso: si concilia con la controparte, si risparmia il tempo, l’incertezza ed il costo di un giudizio, si ottiene un risultato che può andare al di là del semplice interesse economico ben potendosi, attraverso la conciliazione, ottenere il soddisfacimento di interessi morali o extrapatrimoniali, anche diversi da quelli oggetto del contendere. Tutto ciò, però, richiede diversi presupposti, la mancanza dei quali, ad oggi, ha fatto si che la conciliazione non avesse il successo sperato e che sulla carta dovrebbe avere. Fondamentalmente, manca la cultura della conciliazione: i cittadini non hanno adeguata conoscenza di tali strumenti e dei vantaggi che comportano. La cultura del “litigante medio”, infatti, è quella di porsi (come rigidamente il giudizio gli consente di fare) in un’ottica WIN-LOSE (io vinco-tu perdi, anche se sempre più spesso l’ottica giudiziale è LOSE-LOSE, entrambe le parti risultano sconfitte), mentre l’ottica della conciliazione è WIN-WIN (cioè entrambe le parti ottengono il soddisfacimento dei propri interessi e bisogni). La cultura della conciliazione, quindi, va diffusa e per fare ciò occorre fare una vera e propria campagna promozionale; alcuni disegni di legge in Parlamento prevedono addirittura l’obbligo per il legale di illustrare al proprio cliente la possibilità di esperire un tentativo di conciliazione della lite. Altro motivo di insuccesso della conciliazione sta nel fatto che, nella gran parte dei casi, le parti sono normalmente litigiose oppure, per i motivi più vari, non ritengono opportuno o conveniente risolvere la lite in maniera celere e più appropriatamente possibile. Ed è proprio qui, che anche il consigliere giuridico deve svolgere il proprio ruolo, “caldeggiando” (quando ne ricorrano i presupposti!) la conciliazione più che la strada giudiziale, che a conti fatti sembra portare ad una maggiore soddisfazione dell’assistito e, tuttosommato, non pregiudica gli introtiti del professionista. Comprendere, quindi, l’importanza di utilizzare metodi di risoluzione delle controversie alternativi a quello giudiziale, è fondamentale, oggi più che mai anche in considerazione del momento di congiuntura economica tutt’altro che favorevole! |